Lo avete fatto? Ora si può, anzi si deve!
Io l'ho fatto, ma lo faccio sempre, non aspetto la fine dell'anno ed ogni volta provo un grande piacere (quasi patologico), non so resistere alla bellezza degli spazi vuoti.
Gli oggetti che si accumulano, tanti, troppi, mi danno ansia, gli spazi pieni mi danno un senso di oppressione, perciò quando qualcosa rivela la sua inutilità, la elimino. "Potrebbe sempre servire", non fa per me: se non serve ora, perché dovrebbe servire poi?
Il passato è nei ricordi, come oggetti solo qualche asciugamano di mia madre con le iniziali ricamate, il portabavaglino dell'asilo di mio figlio e una scatola di foto.
La mia dolce metà mi ha soprannominata affettuosamente "Attila", ma io non distruggo, semplicemente libero lo spazio.
Mi affascinano gli spazi aperti dove vien voglia di spiccare il volo, come i "visa point" che ci sono in tutte le città: ce n'è uno bellissimo a Grasse, la città dei profumi in Provenza, aperto sul verde delle colline rotonde come donne incinte, ma il più pittoresco è a San Francisco, sferzato dal vento, vede i grattacieli e l'oceano e i ponti sulla baia.
Anche tutto ciò che stiamo mettendo nel blog mi comincia a preoccupare, sta diventando pieno! E le cose vecchie, quelle che vanno giù giù giù, dove vanno? Sicuramente intasano qualche posto.
1 gennaio 2010
31 dicembre 2009
Vizcaya, Bizkaia, Pais Basco (2007)
buon anno!
2010
un fine anno malinconico, da passare insieme a chi ha condiviso stagioni migliori; con l'augurio e la speranza che il prossimo sia pieno di cose positive, per le kukuzze, per le persone che ci sono care e che occupano la nostra mente e il nostro cuore, e per la nostra amata città.
http://www.youtube.com/watch?v=Q5cenLaBvkw
Buon Anno 2010
sarà acqua o sarà spumante?
in tutti i modi così brindo,
augurando a tutte le kukuzze e in primis al p. Kukuzzaro
un anno migliore, che ci dia speranza
per una ricostruzione della nostra cara L'Aquila
e ci faccia dimenticare il dolore per il terremoto...
senza scordare chi ci guarda di lassù..
il numero 2010 mi piace
speriamo che ci porti tanti 10...come alle elementari..
B U O N A N N O !!!!
fermati un momentino
La vita è un camminare verso una sola meta;
è come una moneta da spendere a dovere;
la vita è respirare, l'ossigeno che brucia
l'amor che ci fa vivere.
La vita è un grande dono di cui dovremo un giorno
rendere stretto conto.
Fermati un momentino fratello pellegrino;
dimmi se c'è una meta nel tuo affannato andare.
Dimmi, della moneta che cosa tu ne fai?
e se respiri ossigeno o ti avveleni l'anima.
Ricorda che la vita è un conto alla rovescia
a un'ora di partenza purtroppo sconosciuta.
La vita è solo amare, saper soffrire e credere,
donare e perdonare,ma per donare meglio
bisogna amar di più ed inserirsi in Dio
l'Amore eterno.
non vi spaventate: è solo una poesia che fa riflettere....
29 dicembre 2009
padre cucuzzaro
Nelle serate estive si giocava a Padre cucuzzaro.
Il grande giardino in pendenza (ma all'Aquila tutto era in pendenza) si popolava di bambini, tanti bambini, quelli che abitavano nei due palazzi che condividevano il giardino e altri delle case vicine.
C'era un albero i cui rami più bassi si univano a formare un sedile: qualcuno si sedeva lì, altri sui tre gradini che portavano dietro al palazzo, altri a terra, ci si sparpagliava occupando l'intero spazio disponibile.
Allora il buio si riempiva di suoni.
Il padre cucuzzaro iniziava: "stanotte a mezzanotte nel mio orto mancavano quattro cucuzze" e la cucuzza quattro doveva essere pronta a rispondere: "e perché quattro cucuzze?" padre cucuzzaro: "e quante se no?" cucuzza quattro: "nove cucuzze", presto cucuzza nove! Non distrarti se no sarai eliminata, le cucuzze più lente o distratte infatti venivano eliminate, si restava sempre di meno e il gioco si faceva sempre più veloce ed eccitante.
Questo, fra tutti i ricordi della mia infanzia felice in una città magica è il più bello.
Città amata, città colpita e ferita, ma ancora viva, mentre si chiude quest'anno per te terribile, ci sono anch'io con quanti a Collemaggio, a San Bernardino, in piazza Duomo, accoglieranno un nuovo anno, di rinascita.
Il grande giardino in pendenza (ma all'Aquila tutto era in pendenza) si popolava di bambini, tanti bambini, quelli che abitavano nei due palazzi che condividevano il giardino e altri delle case vicine.
C'era un albero i cui rami più bassi si univano a formare un sedile: qualcuno si sedeva lì, altri sui tre gradini che portavano dietro al palazzo, altri a terra, ci si sparpagliava occupando l'intero spazio disponibile.
Allora il buio si riempiva di suoni.
Il padre cucuzzaro iniziava: "stanotte a mezzanotte nel mio orto mancavano quattro cucuzze" e la cucuzza quattro doveva essere pronta a rispondere: "e perché quattro cucuzze?" padre cucuzzaro: "e quante se no?" cucuzza quattro: "nove cucuzze", presto cucuzza nove! Non distrarti se no sarai eliminata, le cucuzze più lente o distratte infatti venivano eliminate, si restava sempre di meno e il gioco si faceva sempre più veloce ed eccitante.
Questo, fra tutti i ricordi della mia infanzia felice in una città magica è il più bello.
Città amata, città colpita e ferita, ma ancora viva, mentre si chiude quest'anno per te terribile, ci sono anch'io con quanti a Collemaggio, a San Bernardino, in piazza Duomo, accoglieranno un nuovo anno, di rinascita.
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